Internet Mon Amour. Cronache prima del crollo di ieri
«Le nuove tecnologie ci danno la possibilità di non dover scegliere.
Non è fantastico?»…
Un gruppo di hacker, artiste, smanettoni sfugge la Grande Peste di Internet. In un luogo remoto fra le valli alpine, fuori dai radar e dai droni, si raccontano le storie di prima della catastrofe, per tenersi compagnia. Questo libro è il fedele resoconto di quei racconti, commentati e ordinati in cinque giornate:
fuoricasa, relazioni, sex, truffe e una conclusiva ricreazione.
Il futuro è stato ieri, quando eravamo inseparabili da computer e smartphone, nel bene e nel male. Anche quando avremmo preferito farne a meno, perché sapevamo che potevano rivelarsi i nostri peggiori nemici. Gli scandali sulla sorveglianza globale di Internet erano solo la punta di un iceberg, le manipolazioni di massa erano solo l’inizio: eravamo tutti vulnerabili!
Curiosità fuori luogo, truffe, furti d’identità e di dati, pornovendette, odiatori…
Questo libro parte sempre da situazioni reali, racconta e spiega quali erano i comportamenti a rischio, come si potevano evitare le trappole. Propone trucchi facili da mettere in atto.
Attraverso storie di vita comune impariamo a prestare attenzione ai dettagli, ai sottintesi, a ciò che «sta dietro» l’apparenza degli schermi. Per sottrarci alla nostra condizione di ingranaggi delle Megamacchine diventiamo curiose esploratrici, ampliamo il bagaglio del pensiero critico con storie del futuro che è stato ieri.
fuoricasa, relazioni, sex, truffe e una conclusiva ricreazione
intro
fuoricasa
relazioni
sex
truffe
ricreazione
conclusione
glossario
bonus
Leggi il libro online https://ima.circex.org/ o acquistalo inviando una mail a: ima@circex.org
A raccontar di Internet Mon Amour
Ascolta l’intervista con Enrico Bianda a Diderot – Le voci dell’attualità. RSI – Radio Svizzera rete due
Pedagogia hacker e convivialità elettrica
I quattro principi della pedagogia hacker: un’attitudine pedagogica
La pedagogia hacker, con cui si intende evidenziare il valore pedagogico delle competenze e attitudini che caratterizzavano i primi computer club e gli hacklab, si fonda su alcuni elementi imprescindibili.
- Approccio curioso e problematizzante rispetto al mondo e nello specifico la tecnologia
L’hacker è una persona profondamente curiosa: di fronte a un oggetto tecnologico il suo desiderio è quello di smontarlo, vedere come funziona, scoprire cosa c’è dentro. Un hacker è l’opposto di un utente passivo. - Apprendimento con piacere
Il motivo primario che lo spinge ad apprendere e faticare non è la possibilità presente o futura di cospicui guadagni o di vincere un premio (bias di ricompensa), ma il piacere di superarsi, di creare, il divertimento di scoprire soluzioni funzionali ai problemi percorrendo strade non ancora battute - Apprendimento come frutto di ricerca ed esperienza personale, non inquadrabile in percorsi di studio ufficiali
La formazione degli hacker segue principalmente canali non ufficiali, è un percorso di ricerca personale che parte anzitutto dal principio dell’hands on, dal metterci le mani sopra. - Dimensione sociale del sapere e conoscenza come bene comune
L’hacker considera la conoscenza un bene collettivo che sente il dovere di far circolare e mettere a disposizione, in maniera gratuita, di tutte le persone a cui potrebbe essere utile. Parola chiave: condivisione.
C.I.R.C.E – Centro Internazionale di Ricerca per le Convivialità Elettriche
Hacker di tecnologie conviviali
Social sì? Social no?
Sui social ci arrabbiamo, ci esaltiamo, perdiamo tempo, scopriamo chicche mai viste: che ci piaccia o meno, dobbiamo farci i conti e non dipende (solo) da come li usi! L’attitudine hacker mira a smontare i luoghi comuni. I sistemi artificiali, come le macchine digitali, non sono i nostri obbedienti servi, oggetti che possiamo usare bene o male. Perché hanno dei loro “demoni”, delle caratteristiche impresse da chi progetta i dispositivi che teniamo tutto il giorno in tasca. Ma possono diventare compagni di viaggio per esplorare e immaginare, acquisire poteri straordinari da condividere nella costruzione del mondo che ci piace. Le tecnologie conviviali sono quei giochi in cui si sperimenta insieme l’estensione delle libertà reciproche, cercando nuovi schemi e percorsi, diversi da quelli prescritti.
La pedagogia hacker fa per voi
• se volete “seguire i fili delle vostre connessioni”;
• se v’interessa capire perché scrollare, chattare, giocare è così irresistibile;
• se volete inventare insieme nuovi modi per avere a che fare con la tecnologia di oggi e immaginare quella di domani.
Perché non dipende (solo) da noi.
Internet non è neutro: la dolce estetica dei social
Angoli smussati, colori rilassanti, icone famigliari: c’è tanta, bieca, subdola volontà nelle interfacce del web: decostruiamo insieme la dolce estetica dei social che ogni giorno utilizziamo.
La premessa è forte: «Internet non è neutro». Per mantenere un certo controllo sui fruitori, in un mondo in cui si impiega davvero poco a diventare certezza, i padroni della quotidianità intraprendono una dinamica e continua ricerca su come soddisfare, anzi, assuefare i consumatori. Analizzano YouTube, che, con poche icone, colori semplici e forme dalla facile intuizione, tiene facilmente incollati milioni di utenti ogni minuto, guidati da algoritmi che li accontentano in ogni loro più intimo desiderio; l’icona di WhatsApp ha un potere transgenerazionale: la cornetta abbraccia i più antiquati, mentre il fumetto che la racchiude i più giovani, il tutto in un dolcissimo verde, colore di tranquillità. Solo la notifica, di un rosso pungente, tende ad attirare l’attenzione ed a ravvivare un’ansia logorante.
Quest’analisi emotiva consegna però un’amara verità: una volta tolto lo strato estetico dell’interfaccia, quelle piacevoli immagini che accompagnano i contenuti, si entra in un mondo di algoritmi, numeri, analisi di consumo. L’utente viene de-umanizzato e diventa consumatore, potenziale acquirente, fabbrica di dati da vendere a terzi, ad aziende private interessate ai suoi interessi. Ogni piccola mossa, anche la durata di uno swipe, ed ogni minima, impercettibile preferenza diventano denaro.
Il ruolo dell’hacker
È qui che entra in gioco il ruolo dell’hacker, concetto ripulito dalla sua concezione piratesca ed illegale: l’hacker è colui che scava più a fondo, che si impegna per andare oltre all’ingannevole semplicità delle interfacce e portare alla luce la mal intenzionalità di un certo web, a cui ormai si affacciano anche i più piccoli.
Autodifesa digitale per una navigazione consapevole
Ascolta l’intervento di autodifesa digitale all’Hackmeeting 2021, con Agnese Trocchi e Jacopo Anderlini: https://circex.org/it/news/navigare-nei-social-senza-affogare
Internet Mon Amour e Agnese Trocchi
Agnese Trocchi, laureata in Lettere e Filosofia è scrittrice, artista multimediale e social media manager. Proveniente da un background di media-hacking (Candida TV 1999/2003), si occupa di social media management dal 2009 e oggi lavora per la ONG Disruption Network Lab di Berlino. Nel 2017 ha co-fondato il gruppo di ricerca interdisciplinare C.I.R.C.E. (circex.org) per promuovere un approccio consapevole alla tecnologia e agli ambienti digitali interconnessi. Conduce workshop e laboratori di Pedagogia Hacker. È autrice del libro Internet, Mon Amour (Ledizioni, 2019, http://ima.circex.org).
Fonte testi e immagini
https://circex.org e https://ima.circex.org
Ippolita, Tecnologie del dominio. Lessico minimo di autodifesa digitale, Meltemi, 2018
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